Viaggiando lungo le strade della regione, sulle colline più alte non è difficile trovarsi ad indicare costruzioni inconfondibili: i castelli. Rispetto a quelli delle favole, a quelli che vengono passati dalla tv o che si vedono sui libri e le cartoline, i castelli molisani hanno dei tratti somatici che li distinguono da tutti gli altri. Certo, sono di piccole dimensioni ma non stentano a mostrare la loro imponente e maschia "personalità".
La maggior parte di questi furono costruiti per difendersi dai Saraceni o messi in piedi da Normanni, Svevi e Longobardi. Proprio questi ultimi, pietra su pietra, costruirono il Castello di Campobasso che nel 1459 fu riedificato sotto richiesta del Conte Nicola II dei Monforte-Gambatesa. Il Conte viene ricordato come un importante e celebre condottiero del suo tempo, uomo molto ambizioso.
Il Castello ha una pianta rettangolare di 32m x 45m ai cui vertici si notano ancora le quattro torri di guardia. Qualche decina di metri discostata dal castello c’è la quinta torretta adiacente al Santuario di Santa Maria del Monte.
Il ponte levatoio (murato nel XVIII secolo) rappresentava l’unico ingresso al castello e volgeva a levante ed oggi, di questo, restano le tracce nei muri della edificazione ed il fossato in cui si versava l’acqua che fuoriusciva da una sorgente che fino a qualche decina d’anni fa ne grondava ancora piccole quantità.
Si resta sorpresi scendendo a visitare le fondazioni del castello: ci si trova dinanzi a strutture in pietra viva, larghe anche fino a sei metri! Sono così robuste che ancora ai giorni nostri mantengono intatta la loro struttura sottoposta a traumi di varia natura: terremoti più o meno violenti (come quello del 1456 che fece crollare una parte della struttura in elevazione ma non impensierì le fondazioni), incursioni e devastazioni. Negli spazi ricavati tra le fondazioni una volta erano sistemati dei depositi, le carceri, le celle di rigore e stanze di tortura. Sotterranei che erano stati realizzati in modo da dissuadere i prigionieri da qualsiasi tentativo di fuga. Sarebbe interessante poter visitare questi ambienti che, però, allo stato attuale non sono praticabili se non in minima parte.
Non è visibile ai giorni nostri, ma il castello era protetto da due cinta di mura:
- una molto vicina alla costruzione che proteggeva anche la chiesa di San Michele Arcangelo. Di questa chiesa nel tempo rimasero pochi ambienti in piedi e la sacrestia venne adibita a cantina, prendendo il nome di “Taverna del fiammifero” rimasta in funzione fino al 1950 e gestita da Giovanni Belnudo. Con lo spiano effettuato per costruire un grande serbatoio d’acqua per la città, la chiesa venne definitivamente demolita;
- l’altra cinta di mura era disposta a protezione della cittadina. Tra il castello e la seconda cinta di mura erano sistemate altre torri come la Torre del Lupo ed un’altra torre crollata definitivamente non molti anni fa.
Le torri di guardia si suppone fossero collegate al castello tramite passaggi sotterranei. Addirittura c’era, ed esiste ancora malgrado non sia percorribile, un cunicolo di poco meno di due chilometri che collegava il castello con la collina dove sorge la chiesa di San Giovannello e che serviva per mettersi in salvo in caso di assedio.
Il castello fu abitato per tutto il XV secolo dai signori feudali ma poi venne abbandonato e restò in balia del suo destino fino al 1760 quando il vescovo di Bojano, mons. Bernardo Cangiano, fece di tutto per riaprire una strada che conducesse al castello e, soprattutto, al Santuario al quale la cittadinanza teneva in maniera particolare. Ancora oggi, sulla facciata occidentale della chiesa si può vedere la lapide che i canonici del santuario dedicarono al vescovo in segno di riconoscenza.
Nel 1861 il castello fu acquistato dal comune di Campobasso che nel 1890 trasformò buona parte dei sotterranei in serbatoio per l’acqua: ancora oggi questo serbatoio è funzionante e da qui partono le acque del colle Monteverde!
Tra il 1935 e il 1938 il castello venne ristrutturato soprattutto grazie all’impegno del Podestà Renato Pistilli-Sipio. Furono rimessi in piedi i muri crollati e ricostruiti i merli. La parte interna fu lasciata scoperta mentre originariamente era divisa in piani abitati.