Palazzo San Giorgio

Nell’agosto del 1873 venne aperto, e sottoscritto dall’allora Sindaco Duca FRANGIPANI, a Campobasso, un concorso per il progetto di un Palazzo di città. Tale costruzione doveva sorgere nel giardino municipale delimitato dalla Piazza Vittorio Emanuele, e dalle strade Sannitica e borgo nuovo, e doveva inglobare la già esistente chiesa di Santa Maria della Libera.
La partecipazione al concorso era aperta a chiunque, ma scandiva delle direttive d’obbligo da seguire:
- la lunghezza del prospetto principale dell’edificio doveva attraversare tutto il lato anteriore del giardino Municipale;
- l’entrata obbligatoriamente dal lato di Piazza Vittorio Emanuele;
- due piani di costruzione comprendenti gli uffici per l’Amministrazione Municipale e gli ambienti per le scuole elementari maschili e femminili, e tecniche.
Al progettista era affidato il compito di gestire lo spazio, consigliando gli ambienti per l’insegnamento posti al piano terreno insieme all’alloggio del custode.
Era inoltre imposta l’esclusione, tra i materiali da costruzione, di prodotti vulcanici, incentivando l’utilizzo dell’ottimo gesso presente in zona, pietrame calcareo e mattoni (per la struttura), e materiale resistente al clima rigido della città (per le rifiniture e gli intonaci esterni).
Contraddistinto dal motto “Simplex ed unum”, fu approvato il progetto presentato dall’Arch.Gherardo REGE (di cui non si hanno notizie biografiche ne, tanto meno, relative ad altre costruzioni a lui attribuibili).
La relazione tecnica, presentata a supporto degli allegati di progetto, descriveva una struttura con il prospetto principale volto a settentrione (lungo 66 m) e disegnata, su pianta a forma di E, tenendo conto di tutti i requisiti richiesti nel concorso d’appalto. In base ai prezzi allora correnti, nella città di Campobasso, la spesa per la costruzione di uno degli edifici più imponenti della città ammontava a £200.000. La struttura inglobava anche la chiesa della Madonna della Libera.
La città di Campobasso non è stata oggetto di azioni distruttive particolarmente accentuate durante la guerra del 1939-1943. In ogni modo fu occupata dai tedeschi che, l’11 ottobre del 1943, incendiarono il Palazzo di città (oltre agli edifici delle Poste, del Distretto militare e della stazione). Le fiamme lasciarono intatto il prospetto della costruzione ma bruciarono l’intero archivio storico comunale, ed è questa la ragione per cui non sono disponibili documentazioni dettagliate riguardanti la struttura stessa. Tra le carte perdute, anche le tavole del progetto di cui restava conservato solo il prospetto principale nell’ufficio dell’economato. Attualmente la tavola risulta irreperibile.
Nella ricostruzione fu fatta la grande scalinata d’ingresso su disegno dell’Ing. Giuseppe Di Tommaso.
Il cancello d’ingresso, in ferro battuto di Giuseppe Tucci (un artigiano che eseguì anche altri lavori per il comune), e la pavimentazione, furono realizzati nel 1927 ed inaugurati il 24 maggio dello stesso anno.
L’opera, realizzata tra il 1874 ed il 1876, presenta sul prospetto principale un porticato che al centro lascia spazio all’ingresso con due colonne di ordine ionico che sorreggono una balconata. In memoria dei caduti della prima guerra mondiale, due lapidi sono murate sui pilastri degli archi.
Apprezzabile, sul prospetto, i finestrati differenti tra primo e secondo piano. Nel primo caso abbiamo finestre timpanate e con arco a tutto sesto, mentre in quello superiore abbiamo finestre rettangolari. Abbiamo inoltre un coronamento superiore formato da un cornicione con mensole.
Nella distribuzione verticale degli elementi del prospetto, abbiamo delle lesene (elementi decorativi verticali che hanno l’aspetto di un pilastro parzialmente incassato in un muro).
I due prospetti del palazzo affacciano su due ville, di cui una è all’inglese ed era anticamente l’orto dei P.P. Celestini il cui convento crollò con il terremoto del 1805 e fu poi soppresso nel 1809. L’area, ormai libera da strutture, fu adibita ad orto botanico e nel 1860 divenne villa comunale e comprendeva, ovviamente, l’area dove sorge il Palazzo di città e la Caserma “Gabriele Pepe”.
All’interno dell’edificio, a piano terra, c’è un atrio dove attualmente si trova la statua equestre di San Giorgio, il santo patrono della città che da il nome anche alla struttura municipale (Palazzo San Giorgio). La statua è stata realizzata da Emilio Labate, un artista e restauratore molisano.